Le onorificenze non la distraggono dal suo lavoro e dal suo impegno quotidiano nei confronti delle donne più fragili. Elia Impaloni, presidentessa della cooperativa Liberazione e Speranza, è stata premiata con il Sigillum come “Novarese dell’anno”. Ma anche tra i cerimoniali di rito il suo pensiero è là, alla sua cooperativa che ogni giorno accoglie e assiste donne vittime di violenza in tutto il territorio della provincia di Novara.
“Questo premio è un abbraccio da parte della comunità che non viene rivolto solo a me, ma a Liberazione e Speranza. E’ un riconoscimento della nostra attività e una conferma dell’attenzione della città a questi temi” spiega Impaloni che ripercorre le tappe del lavoro suo e della sua cooperativa.
“Ho iniziato a lavorare a Liberazione e Speranza nel 2012, ma era una realtà nata come associazione nel 2000, quando ci fu una importante rivoluzione normativa che riguardava la possibilità per le donne vittime di tratta di chiedere protezione contro gli sfruttatori. Allora ebbero origine molti enti che si occupavano di sostenere e aiutare queste donne”, racconta la presidente ricordando come nel 2021 l’associazione è divenuta cooperativa.
“In questi decenni il concetto di violenza si è evoluto fino a comprendere anche le forme di violenza di genere e domestiche, quindi è cresciuto il nostro bacino di utenza e sono aumentate le nostre competenze. Per questo ci serviva anche una forma societaria e organizzativa che fosse adeguata ai nostri scopi” prosegue Impaloni.
Attualmente Liberazione e Speranza gestisce 18 strutture di accoglienza comunitaria e di cohousing nel territorio novarese e a Vercelli, mentre sono circa 80 le donne, alcune con figli minori, ospitate. “Ci occupiamo di percorsi di protezione per chi si rivolge a noi ma anche di rinserimento sociale, aiutando queste donne ad avere una indipendenza economica e nei percorsi formativi e di alfabetizzazione dove necessario” spiega la novarese dell’anno, osservando come “negli ultimi periodi le situazione di emergenza sono raddoppiate e ci troviamo di fronte a molti più casi da gestire. Ma Novara è una città sensibile a questi temi e quando interviene per aiutare gli altri non scherza” conclude Elia impaloni.