Il 1° gennaio 2023 è partita la nuova programmazione della Politica Agricola Comune (PAC), dopo due anni di confronto e negoziati tra Commissione Europea, Stati membri e Regioni. Il 2 dicembre 2022 il Piano strategico della PAC dell’Italia, dal valore di 37 miliardi di euro, è stato approvato dalla Commissione Europea. Grandi somme di tale piano saranno dedicate agli obiettivi climatici e ambientali, agli ecoschemi e ai giovani agricoltori.
Il percorso è stato ostacolato da diverse emergenze (sanitaria, climatica, politica, tra cui la guerra Russia-Ucraina) che hanno da un lato ritardato i lavori (la nuova PAC sarebbe dovuta partire nel 2021) e dall’altro sottolineato alcune problematiche, come la crisi idrica, la dipendenza da altri Stati per l’approvvigionamento di alcune materie prime essenziali, la sicurezza alimentare.
Cosa cambia rispetto alla programmazione precedente
La PAC 2023-27 presenta alcune novità. La prima è la durata di cinque anni e non sette, come le precedenti programmazioni. Inoltre, la nuova programmazione richiederà procedure più veloci ed efficaci. Dal punto di vista operativo, questo implicherà tempi più stretti per le richieste di finanziamento da parte dei potenziali beneficiari e per la gestione amministrativa e finanziaria.
L’impianto generale, detto New delivery model, è un altro elemento di novità e modifica sensibilmente il “peso” istituzionale dato agli Stati membri e alle Regioni, concedendo agli Stati membri maggiore autonomia per semplificare e razionalizzare la gestione dei fondi, con l’impegno tuttavia di garantire il rispetto sostanziale delle norme UE.
Fino ad oggi, la Commissione Europea ha previsto due strumenti per l’attuazione della PAC: il cosiddetto “Primo Pilastro” (aiuti diretti e interventi settoriali) finanziato dal FEAGA, e il “Secondo Pilastro” (misure di sviluppo rurale) finanziato dal FEASR e gestito prevalentemente dalle singole Regioni attraverso i PSR (Programmi di sviluppo rurale). Nel nuovo ciclo, è invece previsto un unico strumento di attuazione di livello nazionale, il Piano strategico della PAC (PSP), che comprende sia il Primo, sia il Secondo pilastro e che include tutti gli interventi sui territori italiani.
Anche se non esisteranno più, dunque, i PSR regionali, ogni Regione potrà definire un Complemento regionale per lo sviluppo rurale del PSP 2023-2027 (CSR), che di fatto rappresenta lo strumento attuativo a livello locale della strategia nazionale. Tra le tante novità, ci sono tuttavia alcuni elementi di continuità: le Regioni restano le Autorità di gestione e possono scegliere gli interventi da attuare, l'allocazione finanziaria e la calendarizzazione dei bandi con la definizione dei criteri di selezione. Infine, sono rimasti operativi gli organismi pagatori regionali (per il Piemonte, l’agenzia Arpea).
La nuova PAC prevede anche una diversa organizzazione degli obiettivi. Ciascuno dei tre tradizionali obiettivi generali, riguardanti la sfera economica, ambientale e sociale, è suddiviso a sua volta in 3 obiettivi specifici (9 in totale), ai quali se ne aggiunge un decimo, trasversale, dedicato alla costruzione di sistemi di conoscenza e innovazione (AKIS, Agricultural Knowledge and Innovation Systems) tra mondo della ricerca, attori privati e attori pubblici. Tra gli obiettivi compaiono per la prima volta concetti come la sicurezza alimentare e il contrasto allo spreco alimentare.
In questa nuova programmazione, inoltre, ha grande importanza la sostenibilità perché si considerano gli obiettivi da raggiungere a livello mondiale (Agenda 2030), europeo (Green Deal, Strategia Farm to Fork) e nazionale (Strategia Nazionale per lo Sviluppo sostenibile), con una nuova “architettura verde” che si poggia su tre componenti:
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una condizionalità rafforzata, riguardante non solo la sfera ambientale, ma anche quella sociale (rispetto sulle normative sul lavoro);
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nel Primo pilastro della PAC, un regime ecologico (eco-schemi) la cui adesione è volontaria e che prevede l’erogazione di premi agli agricoltori che si impegnano ad osservare pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente. Sono cinque gli eco-schemi attivati dall’Italia, riguardanti: la zootecnia (benessere animale e riduzione antibiotici), le colture arboree (inerbimento colture pluriennali), la salvaguardia degli oliveti paesaggistici, i sistemi foraggeri estensivi, le misure specifiche per gli impollinatori;
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nel Secondo pilastro, le misure agro-climatico-ambientali attivate nell'ambito dei Complementi di Sviluppo Rurale (CSR) delle Regioni.
Per la gestione del rischio oltre agli strumenti già presenti (assicurazioni agevolate, fondi mutualità danni, fondi mutualità reddito) l’Italia ha istituito il Fondo di Mutualità Nazionale (MeteoCat), con ampie finalità e consistenti dotazioni finanziarie.
Il Complemento di Sviluppo Rurale (CSR)
Il CSR è il documento che esplicita la strategia regionale per lo sviluppo rurale, in attuazione del PSP. Contiene un’analisi della situazione piemontese, così come la prioritizzazione delle esigenze e le schede di intervento presenti nel PSP applicate al territorio, evidenziando le scelte prese dall’Autorità di gestione del Piemonte.
Per attuare i 49 interventi previsti, la dotazione finanziaria totale sarà di circa 756 milioni di euro.
Gli interventi previsti sono analoghi a quelli del precedente PSR, con alcune novità: la distinzione tra investimenti tradizionali e investimenti “verdi”, sia in ambito aziendale che di infrastrutture, il benessere animale, l’integrazione dei regimi di qualità, della promozione e di Leader nella tipologia di intervento “cooperazione”.
Il testo del Complemento Sviluppo Rurale (CSR) 2023-2027 della Regione Piemonte con i relativi allegati, in attuazione del Piano strategico nazionale PAC (PSP) 2023-2027, è stato adottato dalla Giunta regionale con DGR n. 17 - 6532 del 20 febbraio 2023.