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Dai mancati guadagni al rischio di contagio: la pandemia a bordo di un taxi

Dai mancati guadagni al rischio di contagio: la pandemia a bordo di un taxi

“Ci asciughiamo le lacrime da soli, peccato che ormai non sono rimasti nemmeno i fazzoletti”. Questa immagine racchiude tutto lo sconforto e le difficoltà dei tassisti torinesi piegati dall'emergenza Covid e che il 29 aprile, saranno in piazza per chiedere misure di sostegno adeguate per la categoria. 

Lo racconta Alberto Aimone Cat, presidente di Taxi Torino, cooperativa che conta 1430 soci e 40 dipendenti. “Siamo lavoratori in proprio e dobbiamo sostenere tutti i costi del nostro lavoro, continuiamo a pagare le tasse ma riceviamo aiuti e ristori non proporzionali alle spese”.

Già, perchè dall'inizio della pandemia il numero di corse giornaliere che un taxi effettua a Torino è diminuito di una percentuale tra il 60 e l'80 per cento. “Ma non è cambiato il nostro impegno: siamo una forma di trasporto pubblico locale e abbiamo l'obbligo di servizio di 24 ore. Insomma, continuiamo a essere in strada ma con molte meno corse effettuate”.

Un problema economico innanzitutto per chi con il proprio taxi si paga da vivere per sé e la propria famiglia e per quelli che hanno dato fondo ai risparmi o chiesto prestiti per acquistare la licenza. Come spiega Aimone Cat: “Bisogna chiarire che noi siamo una forma di trasporto pubblico locale, ovvero viaggiamo con una tariffa determinata dal Comune ma i costi dell'auto e del carburante li sosteniamo privatamente”. “Abbiamo tentato più volte di creare un rapporto con le istituzioni e ci siamo proposti per esempio di aiutare sul trasporto scolastico, ma non abbiamo ricevuto risposte” prosegue il presidente di Taxi Torino che ricorda come “i ristori previsti dal Governo sono minori rispetto alle tasse che paghiamo. A livello locale l'amministrazione Comunale non ha ancora stabilito le regole per i voucher taxi che prevedono risorse per oltre un milione di euro”.

Ma quella economica non è la sola questione in gioco. Ci sono da considerare anche le ripercussioni in termini di salute fisica e psicologica per la categoria. “Pensate allo stato d'animo di noi tassisti, fermi in una macchina in attesa di un cliente per ore, e per una corsa da 7 euro. Ci siamo addirittura inventati sconti e promozioni per far muovere le macchine dai parcheggi”. E poi c'è il rischio sanitario a cui sono sottoposti: “Ci sono colleghi morti di Covid, ma non siamo nell'elenco delle categorie prioritarie per il vaccino e non abbiamo ricevuto mascherine né dispositivi di sicurezza. Facciamo tutto da soli” spiega Aimone Cat, che aggiunge: “Nel nostro lavoro rischiamo sempre di trasportare qualche malintenzionato, i tassisti vengono minacciati e rapinati. Ora rischiamo anche di ammalarci. Eppure per senso civico, più che per i guadagni, non ci siamo mai rifiutati di trasportare i malati di Covid”. Un senso di solidarietà dimostrato anche da iniziative come gli sconti per chi si reca a fare il vaccino e il sostegno alla campagna di Specchio dei tempi per i defibrillatori sulle auto. Insomma, come non è mai venuto meno l'impegno civico allo stesso modo ora i tassisti di Taxi Torino chiedono i giusti aiuti per poter svolgere il loro lavoro.

 

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