È stata raggiunta oggi un’intesa sul contratto della cooperazione sociale che interessa 400.000 lavoratori. Sindacati e centrali cooperative hanno siglato un accordo che verrà sottoposto nelle prossime settimane alla consultazione dei lavoratori e degli organismi delle organizzazioni datoriali.
“Abbiamo fatto un grande sforzo – hanno affermato Eleonora Vanni, Stefano Granata e Emanuele Monaci, rispettivamente di Legacoopsociali,Federsolidarietà Confcooperative e Agci imprese sociali – per la valorizzazione della cooperazione sociale, a partire da un giusto riconoscimento economico dei lavoratori. In questi anni si è reso evidente, anche nella recente pandemia, l’essenzialità delle professioni socio sanitarie e dell’inserimento lavorativo dei soggetti più fragili. Questa essenzialità. adesso, deve essere realmente riconosciuta – hanno proseguito i presidenti delle centrali cooperative – dalle istituzioni, a partire dalle Regioni, con il riconoscimento di tariffe adeguate e di appalti economicamente appropriati, altrimenti non sarà possibile sostenere né questo contratto, né le cooperative e, di conseguenza, il reddito di soci e lavoratori”.
“L’accordo siglato oggi per il rinnovo del contratto della cooperazione sociale è un risultato importante. Una testimonianza dell’impegno delle associazioni cooperative per valorizzare la cooperazione del settore, che svolge un ruolo determinante per il welfare socio-assistenziale e sanitario del nostro Paese, attribuendo ai lavoratori, che ne sono gli attori fondamentali, un riconoscimento economico che si inquadra nella complessiva volontà del mondo cooperativo di garantire retribuzioni proporzionate e sufficienti ad assicurare autonomia e dignità alle lavoratrici e ai lavoratori”. A dirlo è il presidente di Legacoop, Simone Gamberini, commentando l’intesa.
“Ma la valorizzazione della cooperazione sociale e delle persone che vi lavorano -aggiunge Gamberini- non può prescindere da un riconoscimento del suo ruolo da parte delle istituzioni e dei soggetti pubblici, a cominciare dalle Regioni. Deve cambiare la prassi finora seguita dalla committenza pubblica: è indispensabile che vengano riconosciute tariffe adeguate ed introdotta una norma che preveda la revisione dei prezzi dei contratti di appalto in essere”.
“Non si può immaginare -conclude il presidente di Legacoop- di lasciare il costo dei rinnovi contrattuali solo sulle spalle delle imprese: se così fosse, ne verrebbe pregiudicata la sostenibilità del nuovo contratto di lavoro, dell’attività delle cooperative e, quindi, del reddito di soci e lavoratori. Per questo chiediamo al Governo e alla Conferenza Stato-Regioni di convocare rapidamente un incontro per affrontare questi problemi”.
Punti salienti economici dell’ipotesi per Il nuovo contratto sono la previsione di un aumento di 120 Euro mensili al livello C1, da riparametrare per gli altri livelli contrattuali, dal gennaio 2025 l’introduzione della quattordicesima mensilità al 50% e l’innalzamento dell’importo per la sanità integrativa che raggiunge i 120 € annui.
Sempre nell’ottica della valorizzazione delle socie e delle lavoratrici, viene estesa al 100% l’integrazione economica della maternità. Un ulteriore elemento che qualifica, anche sul piano valoriale, l’intesa.
L’impegno comune tra sindacati e cooperative per appalti e tariffe adeguati, la lotta alle false imprese e al dumping salariale trova una sua risposta anche nel contratto attraverso un nuovo osservatorio sugli appalti e sulla definizione di una possibile gradualità più aderente alle realtà aziendali e al mancato riconoscimento degli aumenti contrattuali.
Per quanto riguarda la cooperazione sociale di inserimento lavorativo, oltre a una più cogente definizione dei suoi campi di applicazione vengono inseriti nuovi profili professionali in modo da rendere sempre più aderente alle reali attività svolte dai soci il dettato contrattuale.
Trovano infine soluzione il tema del tempo di vestizione e quello delle cosiddette notti passive, attraverso un adeguamento degli importi del servizio.