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Biodedilizia e reti di imprese per curare il territorio: la cooperativa Terra di casa

Biodedilizia e reti di imprese per curare il territorio: la cooperativa Terra di casa

Sostenibilità e collaborazione: con queste parole la cooperativa Terra di casa racconta di sé e del proprio operato sul territorio di Biella e del canavese. Nata nel 2015 questa impresa che si occupa di bioedilizia e di rigenerazione di immobili, ha alle spalle una lunga storia iniziata nel 1971 come società artigiana i cui fondatori negli ultimi vent'anni hanno rivolto la loro attenzione alla bioedilizia e alle costruzioni in legno e in materiali naturali, impegnandosi in un importante percorso di formazione interna di tutto il personale. Otto anni fa, come detto, la scelta di trasformarsi in cooperativa quale forma ottimale per affrontare le sfide del futuro favorendo inoltre il coinvolgimento diretto dei dipendenti diventati così soci. 

A raccontare questa avventura è Diana Sartori, amministratore delegato della cooperativa: “Ci siamo dati una missione, quella di non consumare ulteriore suolo favorendo invece il recupero e la riqualificazione degli edifici già esistenti. Negli anni abbiamo accresciuto le nostre competenze in bioedilizia per proporre soluzioni realizzate con materiali naturali e con tecniche a secco, senza utilizzo di acqua”. La cooperativa ad oggi conta quindici soci tra progettisti, amministrazione e personale cantieristico. Di questi soci sei sono donne, con un contributo significativo al tema del gender gap in un settore per decenni prevalentemente maschile.

Mentre Diana Sartori racconta la sua cooperativa appare evidente il legame con il territorio e la voglia di trovare forme e modi nuovi di concepire l’abitare, non solo da un punto di vista fisico e strutturale, ma anche sociale e comunitario.

“Nel nostro percorso di innovazione e crescita – racconta Sartori – abbiamo anche avviato una riflessione di sistema sull’abitare che ci ha portato a stringere varie collaborazione con altre imprese ed enti. Ad esempio negli ultimi 10 anni abbiamo sviluppato un percorso di abitare collaborativo unendo le nostre competenze edilizie alle dinamiche e relazioni sociali che si creano su territori”. Esempio di questo, è il condominio solidale in cui Terra di casa ha la sua sede: “Un edificio che abbiamo recuperato a Biella – spiega l’Ad della cooperativa – si trovava in uno stato di abbandono e noi abbiamo provveduto a una riqualifica architettonica in primis, che è diventata poi anche sociale grazie alla collaborazione con la Caritas visto che gli spazi ospitano donne con problemi abitativi, mentre le aree di coworking sono sede di Slow Food e di Banca Etica. Mentre altri interventi di cohousing sono stati realizzati nei territori limitrofi a Biella, dove c’è più richiesta di casa e di luoghi di aggregazione”.

Insomma, collaborare e creare reti di imprese per rafforzarsi e accrescere le opportunità. “Lo scorso dicembre – prosegue Sartori – abbiamo creato una rete di imprese multidisciplinari chiamata “Si parte dal bosco” in cui le dieci realtà che ne fanno parte operano ciascuna secondo il proprio ambito di azione per il bene comune dei boschi dei nostri territori. Un progetto che parte dalla necessità di prendersi cura dei boschi e di farlo nel modo giusto. Purtroppo su questo argomento si conosce ancora poco per questo vengono svolte attività di sensibilizzazione nelle scuole. Mentre come impresa di biodeilizia ci siamo assunti l’impegno di lavorare solo con legno a filiera corta proveniente da biellese e canavese”.

Nella stessa ottica Terra di casa promuove “Teritori”, ovvero la prima rete agricola biologica biellese, nata dall’unione di cinque aziende del territorio che producono e commerciano prodotti realizzati con materie prime biologiche e locali, aventi alla base sistemi di produzione rispettosi dell’ambiente, delle persone e del loro lavoro, con lo scopo di sensibilizzare gli acquirenti a un consumo più critico e consapevole.

“Abbiamo capito che collaborando e creando reti si è più forti ed è il modo migliore per prendersi cura del proprio territorio e del suo capitale naturale” conclude Diana Sartori.

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